Strada facendo

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aprile 22, 2013 di decreblog

Mentre buona parte dell’Italia si appassionava all’elezione del “nuovo” Presidente della Repubblica, io e Nico (ovviamente con i fedeli Nando e Pippi sdraiati sul sedile posteriore) siamo partiti alla volta di Castell’Azzara, in provincia di Grosseto.

Col senno di poi, lasciarsi alle spalle la città della politica e delle infinite proteste è stato un gesto quasi simbolico.
Quando al mattino ci siamo affacciati alla finestra, con lo sguardo rapito dalla vista di verdi colline e timidi caprioli, ci siamo infatti resi conto di essere in un mondo completamente diverso da quello raccontato in questo momento dai media.

La buona notizia è che c’è ancora vita sul “pianeta Italia”: avvolti nel silenzio della vallata, abbiamo iniziato una giornata di pacato confronto, di civilissimo scambio di idee, che ci ha permesso di immaginare ancora più chiaramente il percorso intrapreso qualche anno fa dagli amici della “Contea degli Angeli” per diventare un ecovillaggio.

ECOVILLAGGIO E AGRITURISMO: LA CONTEA DEGLI ANGELI
Questo nome così promettente oggi identifica un agriturismo che però presto diventerà anche un ecovillaggio, grazie all’inserimento di altre famiglie.

Il progetto è molto dettagliato e, nel senso buono della parola, ambizioso: è molto di più di una operazione collettiva di trasformazione di un immobile (come ci è capitato di vedere in alcuni esperimenti di co-housing) e questo è uno dei motivi per cui ci è piaciuto subito.

La trasformazione del luogo proporrà infatti anche un cambiamento dello stile di vita di chi lo abiterà anche solo come turista:  “… collaborazione e scambi con la comunità locale e le Aziende già presenti nel territorio, favorendo  una idea di insieme in cui maturino le condizioni per un turismo di nuova concezione in cui l’identità locale, insieme alla capacità di  promuovere cultura e stili di vita, costituisce l’essenza stessa dei fattori di attrazione.”

L’aspetto didattico dell’Ecovillaggio Contea degli Angeli sarà presentato negli eventi che inizieranno già dal primo maggio, proponendo un mix equilibrato tra le varie peculiarità degli abitanti presenti e futuri.

Come in un grande laboratorio in continua evoluzione, sarà possibile organizzare corsi di ogni genere: permacultura, conoscenza ed uso delle erbe spontanee e di quelle officinali, alimentazione e cucina naturale, discipline bionaturali e olistiche per il benessere e la salute dell’uomo, bioarchitettura e progetti a impatto zero, valorizzazione del territorio, laboratorio degli antichi mestieri, recupero delle tradizioni locali, laboratori d’arte, recitazione, musica e canto, apertura al contatto agricolo rivolto alle scuole con giornate a tema.

BISOGNA DARSI DA FARE

Oggi più che mai, in un esempio come questo si riassume, simbolicamente, il sogno possibile di chi vuole cambiare il mondo, pensando soprattutto alle generazioni future.

Non possiamo pensare di delegare ancora il nostro futuro alla classe politica, alle prese con la sua più grande crisi di identità della storia. Piuttosto partiamo subito da piccoli gesti concreti, ispirati da una visione condivisa.

Come scrive Gianluca Carmosino commentando Alberto Castagnola su comune-info.net:  “Quale che sia la nostra azione, abbiamo comunque bisogno di parole nuove e di esempi con i quali ciò che sembra impossibile diventa possibile. Un obiettivo del genere passa (anche) per piccole azioni, ma il cambiamento diventa profondo se viene continuamente messo in discussione.”

Per saperne di più

4 thoughts on “Strada facendo

  1. Stefano ha detto:

    un particolare ringraziamento a marco e nico per la loro testimonianza. è un segno inequivocabile, è un segno che dobbiamo raccogliere. è un segno per un passaggio: è esso stesso paesaggio. mi permetto di inserire in questa agorà un pensiero di una grande scrittore italiano, franco arminio, che con la sua “comunità provvisoria” ha dato forma al mio, nostro, essere qui alla Contea:
    “…Tutta la battaglia è culturale e passa per una profonda adesione al nostro territorio e alla nostra storia, per un profondo riconoscimento delle sue miserie e delle sue bel­lezze. Può fare del bene a questa terra solo chi crede in essa. Lo stupore, ecco un’inso­spettata e insospettabile nuova categoria della politica. Lo stupore di fronte al fatto che a dispetto degli scellerati decenni che abbiamo alle spalle, la terra c’è ancora e ora più che mai è il momento di rivolgersi al paesaggio, di guardarlo. Sembra poco, ma questo è già un gesto enorme, è già qualcosa che muove, che spinge. Una comunità si costruisce ad occhi aperti e giorno dopo giorno, ora dopo ora…”
    e poi:
    “…Viviamo in un momento di passaggio senza la percezione che que­sto passaggio possa portarci in un tempo migliore. Il dolore, se pro­prio è inevitabile, deve essere un dolore che obietta, che combatte. E la nostra è proprio una serena obiezione all’esistente. Vogliamo pren­derci cura di noi stessi, leggere, parlare, ascoltare, passeggiare, sentire buona musica, scolpire, fotografare, scrivere. Vogliamo prenderci cu­ra dei nostri luoghi, guardarli con attenzione e portare altre persone a guardarli con attenzione…”
    e infine, col le lacrime ancora una volta a scendere dagli occhi:
    “…Ci sono tanti musei in giro, spesso sono inutili. Non esi­steva un Museo dell’aria, un luogo cioè dove le persone possono andare non per vedere qualcosa ma semplicemente per sentire che la nostra vi­ta si svolge nell’aria e che non c’è niente al mondo che sia più importan­te dell’aria. L’aria è come il mare, non è mai ferma. L’aria non è mai no­stra, viene sempre da qualche parte. Certe volte quando d’estate soffia il vento da nord-est, io sento in quel filo di freddo il respiro di una coppia che si è baciata poche ore prima a Sarajevo, vedo gli occhi di un’anziana donna affacciata alla finestra a fiume. L’aria è un dono che contiene tan-ti altri doni. Dovremmo ricordarcelo ad ogni respiro, ogni volta che ci entra nei polmoni il giro del sangue è più lieto, i pensieri si fanno appe­na più chiari. Il mondo vive perché è circondato da un filo d’aria, ma noi ce lo scordiamo, perché l’aria non l’abbiamo fatta noi, non è una mac­china, un telefono, un cuscino. Il Museo dell’aria a Cairano non dispo­ne neppure di un cartello segnaletico o di guide. È un museo virtuale, na­sce nella testa di chi sale alla rupe, non ha orari di apertura e di chiusura. Non appartiene allo stato e neppure ai privati. Appartiene a chi sa stare all’aperto, a chi sa di essere una piccola parte di questo vorticare perenne a cui stanno appese le piccole scene della nostra vita e di quella degli al­tri. L’aria è una bestia colossale e generosa, dà la vita a noi e alle formiche, ai cani e alle piante. Il museo di Cairano è la nostra forma di devozione a questa bestia invisibile e senza forma. Forse quello che chiamiamo dio è semplicemente l’aria ed è un dio a cui ci piace credere, è un dio che ha tanti fedeli inconsapevoli e tante chiese, una per ogni polmone, per ogni acquasantiera del respiro…”

    grazie a dio, grazie alla terra, grazie a tutto…

    stefano de La Contea degli Angeli….

  2. trasloco ha detto:

    Ciao! Vorrei solo dire un grazie enorme per le informazioni che avete condiviso in questo blog! Di sicurò diverrò un vostro fa accanito!

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